Capita a volte che dietro le quinte di una gara importante, come per esempio la Dubai International Baja, valida per i due campionati del mondo FIM e FIA, conclusasi ieri, succedano cose che nessuno racconta e che, nella maggior parte dei casi, nessuno sa.
Questa volta negli Emirati Arabi si sono effettivamente realizzate alcune faccende che non è male raccontare anche e soprattutto perchè, almeno una volta capitava, denunciando quanto accade, si spera sempre che la cosa non si ripeta, o ancora, che qualcuno prenda provvedimenti.
Prendiamo un argomento a caso: le formalità doganali. Chi avesse guardato la lista delle auto iscritte alla gara FIA avrebbe notato che il numero 201 era stato assegnato, come da regolamento, a Denis Krotov, pilota che appariva schierato al via con una Mini John Cooper Works Rally del team X Raid. Il russo aveva già corso in Russia, alla Baja Northern Forest con una BMW X 3 e si era fatto notare visto che era incappato in qualche penalità pecuniaria, e anche temporale, che lo aveva relegato a fine gara in fondo alla classifica assoluta.
In Dubai Krotov, accompagnato dal navigatore Konstantin Zhiltsov, si sarebbe riappropriato della sua Mini, la stessa con cui aveva corso la Dakar e avrebbe dovuto gareggiare, da favorito, con quella stessa vettura che a gennaio lo aveva portato fino alla trentesima posizione assoluta, ma così non è stato.
Molti team al termine della Dakar non hanno riportato a casa, nel senso di Europa, i propri veicoli ma li hanno impacchettati per spedirli in Dubai nell'ottica di poter partecipare alla serie di gare previste nella Penisola Arabica in questi mesi: la International Baja prima - appena terminata - la Al Sharqiya Baja in Arabia Saudita dal 4 al 6 marzo e la Jordan Baja prevista dal 18 al 20 dello stesso mese. La sera del 16 gennaio tutti i mezzi erano già stati caricati sui camion ed erano pronti a partire per un viaggio di circa 2000 chilometri con un unico confine da attraversare e cioè quello fra KSA e Emirati Arabi. Semplice...apparentemente. E invece così non è stato e i mezzi sono rimasti bloccati più di 20 giorni alla frontiera araba, senza possibilità di uscire e passare la dogana per entrare in Dubai (i problemi delle dogane arabe son ben noti a tutti e già alla Baja Hail prima e alla Dakar poi c'erano stati enormi intoppi e ritardi).
La situazione si è fatta tesa quando a meno di una settimana dalla gara i veicoli ancora non erano entrati negli Emirati: molti di questi infatti, reduci dalla Dakar andavano ripristinati e i meccanici hanno cominciato a temere che non ci sarebbe stato il tempo per farlo.
Esattamente quello che è accaduto: fra litigate, discussioni e prese di posizione parecchio pesanti i team importanti come X Raid, Overdrive e South Racing hanno faticato a recuperare i propri mezzi da gara e, appunto, la tedesca X Raid non è riuscita a riconquistare la Mini di Krotov. Fino all'ultimo si è sperato di riuscire a farlo partire ma alla fine il team si è dovuto arrendere e nel comunicato finale della gara appare una frase, laconica, che recita: "Denis Krotov and Konstantin Zhiltsov were unfortunately unable to take part in the Dubai Int. Baja as planned. Their MINI JCW Rally was delayed in arriving and thus also in leaving customs. As a result, the vehicle was not on site in time for the start of the Baja". In pratica "non hanno potuto partecipare come previsto per un ritardo causato nell'arrivo del veicolo e poi nelle formalità doganali". Overdrive invece è riuscita ad avere le sue Hi Lux ma non i veicoli assistenza, e quindi il materiale necessario per lavorare sulle Toyota caricato in un container, ed è stata costretta a utilizzare gli attrezzi contenuti nelle borsettine che fanno parte delle dotazioni di bordo delle vetture da gara, qualche chiave e un cacciavite, per poter ripristinare i mezzi.
Una situazione che non è piaciuta alle squadre, soprattutto alla luce, nei prossimi giorni, del viaggio in senso inverso. "Se non sveltirete le operazioni alla dogana - hanno minacciato i team manager - noi imbarcheremo i nostri mezzi e ce ne torneremo in Europa", il che tradotto significherebbe niente partecipazione alla Baja in Arabia e neanche a quella in Giordania. Aria di tempesta dunque, in questa Coppa del Mondo Baja FIA che non sembra essere partita con il piede giusto...
Oltre a questo va sottolineata anche un'altra curiosità, avvenuta sempre in Dubai. Se qualcuno ha dato un'occhiata alle classifiche avrà visto che accanto agli equipaggi russi - per esempio Pavel Lebedev, vincitore della T4 - non c'è la bandiera del Paese, come avviene invece per tutti gli altri partecipanti. Non solo. Questi equipaggi non possono neanche esporre la loro bandiera sulle proprie vetture. Impossibile non interrogarsi a proposito, e così ecco rimbalzare la notizia - la Gazzetta ne parlava proprio pochi giorni fa - diventata d'attualità a fine dicembre : "Gli esperti scientifici del Tas (Tribunale Arbitrale dello sport) hanno stabilito all'unanimità che l'agenzia russa anti-doping Rusada non è conforme al codice mondiale anti-doping (Wadc), evidenza emersa dopo lo scandalo dei controlli truccati, e come tale è stata sanzionata per doping di Stato. Per questo gli atleti russi non potranno partecipare con bandiera e inno ai Giochi 2021 e 2022, oltre ai campionati del mondo sotto l'egida della Wada (Agenzia mondiale anti-doping). L'unica possibilità per gli atleti russi di concorrere è presentarsi come neutri". (estratto da: https://tg24.sky.it/mondo/2020/12/17/doping-russia-squalifica-olimpiadi#:~:text=Il%20Tribunale%20arbitrale%20dello%20sport,titolo%20personale%20e%20senza%20bandiera). Inizialmente, nel 2019 si parlava di 4 anni, la TAS poi, a dicembre 2020 ha ridotto la pena a due anni ed ecco il perchè dell'attualità della notizia.
Dato che la FIA aderisce alla Wada, la Russia e tutti i suoi atleti sono stati banditi dalle competizioni sportive internazionali. Che cosa c'entrano i piloti con questo discorso, si potrebbe chiedere qualcuno? Presto detto: quanto deciso dalla Commissione Esecutiva WADA si applica anche alle Federazioni sportive, o meglio alle Major Sports Organisations e le Code Signatories quelle che hanno ratificato il Codice Anti-Doping. In FIA queste due categorie coincidono e siccome la Federazione internazionale auto è riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale ecco che le stesse regole devono venir applicate anche al mondo del Motorsport. Saltando a piè pari la lunga e intricata questione del doping per gli atleti russi, si può solo confermare che tutti i piloti russi dovranno correre con “bandiera neutra” come previsto appunto dal Comitato Olimpico Internazionale e dalla stessa decisione WADA. La condanna, che riguarda tutti gli atleti russi, è entrata in vigore il 17 settembre 2020 e avrà la durata di 2 anni. Oltre alla Formula 1 e ai rally raid la decisione riguarda anche Formula E, WEC, Rally WRC, Rallycross e mondiali di kart.
E come mai la Baja Northern Forest si è corsa lo stesso, verrebbe da chiedersi, visto che si svolgeva in Russia? Cavilli burocratici complicati da spiegare, ed era stato coinvolto nella faccenda anche il più importante, ed economicamente rilevante, Gran Premio di Formula 1 di Sochi del 2020, e anche del 2021. Dipende dai contratti, e dalla data della stipula...e probabilmente dal peso dell'evento. Sta di fatto che la prima Baja della stagione si è regolarmente corsa nonostante le restrizioni Wada e tutti i piloti, ovviamente, giocando in casa, hanno esposto la propria bandiera, cosa che invece non è accaduta in Dubai.
E alla Dakar? Alla Dakar 2021 non ci sono stati problemi perchè la gara non era sotto l'egida FIA...non ancora almeno. Lo sarà, al 90 per cento, dal 2022, quando ASO non solo schiererà la sua gara nel Calendario iridato della Federazione ma gestirà anche come promoter tutti gli eventi iscritti.
Qualcuno ha chiesto "Promoter ? Ma non è conflitto di interessi? Questo è un altro discorso... Manzoni risponderebbe, saggiamente "Ai posteri l'ardua sentenza".
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